Il Riscaldamento globale: Un tema che riguarda tutti
Cosa si intende per riscaldamento globale?
Per riscaldamento globale si intende un aumento della temperatura media annua terrestre a causa di fattori antropici, quindi non legati ai cicli naturali. La temperatura ovviamente varia in ogni luogo in base a numerosi fattori, come la meteorologia, l’alternanza giorno/notte, la stagionalità, l’altitudine, la presenza o meno di vegetazione, l’inclinazione dei raggi solari e a tanti altri.
La temperatura media annua globale tiene in considerazione tutte queste variabili in un’ottica di lungo periodo (clima) e non di breve periodo (meteorologia). Proprio per questo motivo, a causa della maggiore energia inglobata all’interno dell’atmosfera terrestre, possono avvenire fenomeni estremi sempre più importanti e frequenti e non solo nel senso di aumento di temperature: talvolta questi eventi estremi possono essere anche di tipo “freddo” con, ad esempio, nevicate in zone inusuali o fuori stagione. Questi fenomeni “freddi” sono più che compensati da quelli “caldi” in altre zone del pianeta.
Quali sono le cause del riscaldamento globale?
Le cause possono essere naturali o antropiche. La differenza la fa soprattutto il lasso di tempo durante il quale si manifestano queste cause e la loro intensità. È vero che i cambiamenti climatici sono sempre avvenuti e il mondo in passato è stato molto più caldo di ora, ma gli esseri umani non ne hanno esperienza e nemmeno quasi tutte le specie animali e vegetali attualmente presenti sulla Terra e dalle quali dipendiamo per la nostra sopravvivenza.
Le cause naturali si manifestano nell’arco di milioni di anni. Gli esseri umani, bruciando e deforestando, stanno aumentando le concentrazioni di gas serra in atmosfera in pochissimi decenni e a livelli più elevati rispetto a quelle degli ultimi 800mila anni. Consideriamo che le prime prove della presenza dell’Homo sapiens risalgono a 200mila anni fa.
Conseguenze ed effetti del riscaldamento globale
Siccome l’aumento di effetto serra intrappola una maggiore quantità di energia all’interno dell’atmosfera terrestre, la principale conseguenza è un aumento delle temperature. Uno degli effetti più importanti è il graduale scioglimento dei ghiacci. Le conseguenze sono un innalzamento del livello del mare e il rilascio in atmosfera di gas intrappolati nel permafrost che sono ricchi di metano (che fa aumentare ulteriormente l’effetto serra).
Sappiamo inoltre che la concentrazione dei gas serra in atmosfera, e quindi l’intrappolamento di maggior calore, può aver conseguenze sulla regolarità delle correnti aeree e marine, che comportano cambiamenti nelle precipitazioni e in tanti altri cicli naturali Ci sono, ad esempio, i primi segni di un rallentamento della Corrente del Golfo che riscalda con il suo effetto il nord dell’Europa.
Molti aspetti ambientali che diamo per scontati e dai quali dipendiamo, potrebbero cambiare per sempre e non siamo in grado di prevedere i cambiamenti a medio/lungo termine, perché una situazione del genere non è mai accaduta in passato. Possiamo fare ipotesi di cosa accadrà ma non potremo sapere con sicurezza quando, dove e con che intensità tali fenomeni accadranno.
Le conseguenze del riscaldamento globale in Italia e nel bacino del Mediterraneo
Il bacino del Mediterraneo è un hotspot climatico. Ciò significa che le conseguenze del riscaldamento climatico si avvertiranno con forza maggiore rispetto ad altre zone. Le temperature medie di quest’area subiscono variazioni maggiori e le nostre estati diventano sempre più calde. La siccità colpisce sempre più a lungo e in più parti del bacino. All’opposto, aumentano anche i fenomeni temporaleschi di forte intensità, le cosiddette “bombe d’acqua” con conseguenti alluvioni e ingenti danni e tempeste come Vaia (2018) che ha portato all’abbattimento di milioni di alberi nel nord Italia.
Quanto è vicino il punto di non ritorno?
Non è semplice definire un vero e proprio punto di non ritorno, non saremo in grado di definire il momento di rottura definitivo con gli equilibri. È come osservare un vaso mentre cade senza sapere dove si trova il pavimento: prima o poi si infrangerà e possiamo solo augurarci di afferrarlo prima che sia tardi; una volta rotto, non tornerà mai come prima. Forse si aggiusta ma sarà difettoso.
Da un punto di vista ponderato tra scienza e politica, il punto di non ritorno è stato stabilito attorno al superamento delle temperature medie globali di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali. L’obiettivo di non superare tale limite e anzi di fare il possibile per mantenere la media globale al di sotto di 1,5°C è stato approvato da tutti i Paesi nel 2015 con l’Accordo di Parigi ed entrato in vigore l’anno dopo.
Come ridurre il riscaldamento globale? Soluzioni e rimedi
In Europa entro il 2030 è richiesta una riduzione delle emissioni nette di CO2 antropiche del 40% rispetto ai livelli del 1990 e l’azzeramento entro il 2050. Questo implica un massiccio investimento nazionale e internazionale su progetti per diminuire in modo radicale le emissioni di gas serra l’aumento della captazione di CO2 per mantenere l’obiettivo di restare al di sotto del +1,5°C. Vista anche la scarsa efficacia ed estendibilità dei sistemi di sequestro dell’anidride carbonica, le uniche possibilità che abbiamo per dare un contributo effettivo alla riduzione delle emissioni sono:
1) la transizione energetica verso le fonti rinnovabili;
2) fermare la deforestazione e incentivare i progetti di riforestazione;
3) la riduzione degli eccessi nei consumi e la gestione sostenibile delle risorse del pianeta.
Gli accordi sul clima
A seguito del primo Summit della Terra tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992, nacque la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, conosciuto con l’acronimo inglese di UNFCCC prendendo la decisione di radunare annualmente le delegazioni dei Paesi del mondo per prendere provvedimenti internazionali attorno al crescente problema sui cambiamenti climatici. Questi incontri sono le Conferenze delle Parti, le COP.
Dalla COP3 del 1997 in Giappone, scaturì il Protocollo di Kyoto, il quale prevedeva vincoli legali sulle emissioni di gas serra per molte Nazioni industrializzate e alcune economie centro-europee in transizione ma non per i Paesi in via di sviluppo. Il protocollo però entro in vigore solo nel 2005 e gli obiettivi di riduzione previsti entro il periodo 2008-2012. Seppur l’Unione Europea fu in grado di rispettare gli obiettivi, il Protocollo di Kyoto si rivelò un fallimento internazionale.
Nel 2015, a conclusione della COP21 in Francia, venne siglato l’Accordo di Parigi, poi entrato in vigore l’anno seguente, con i seguenti obiettivi:
- Mantenere l’aumento di temperatura inferiore ai 2°C, e compiere sforzi per mantenerlo entro 1,5°C gradi;
- Fermare l’incremento delle emissioni di gas serra il prima possibile e raggiungere nella seconda parte del secolo il momento in cui l’emissione sarà sufficientemente bassa da essere assorbita naturalmente;
- Controllare i progressi compiuti ogni cinque anni, tramite nuove Conferenze;
- Versare 100 miliardi di dollari ogni anno ai Paesi più poveri per aiutarli a sviluppare fonti di energia meno inquinanti.
Anche tu puoi sostenere l’Alleanza Carbon Netrality Siena!